Studio per loggiato a due ordini
Federico Barocci
1566 / 1567
Penna e inchiostro bruno su carta azzurra
Collezione Ubaldini
I 252.79 verso
Complice la maggiore qualità dello studio conservato sul recto del foglio, questo schizzo architettonico raffigurante un loggiato a due ordini non ha finora ricevuto attenzione critica. L’approssimazione del segno esclude un’attribuzione a Federico Barocci; come attestato in altri casi, l’artista urbinate si limita probabilmente a riutilizzare fogli di varia provenienza disponibili in bot[1]tega. Particolarmente significativa è, in questo senso, l’informazione secondo cui nello studio di Barocci — e più precisamente negli anni Sessanta, quando, appena ristabilitosi dalla lunga malattia, non risulta ancora circondato da allievi in modo stabile — circolino schizzi di natura architettonica. La raffigurazione mostra due ordini di arcate a sesto ribassato, privi di capitelli e separati da semplici fasce marcapiano: elementi che inducono a escludere un riferimento all’architettura urbinate o, più in generale, a quella rinascimentale. Le forme richiamano piuttosto modelli più antichi, di matrice tre- o quattrocentesca, riconoscibili nella diffusione di strutture porticate. Architetture analoghe si incontrano ancora oggi, ad esempio, lungo il corso di Fossombrone, nel territorio dell’ex ducato di Urbino. Nel medesimo decennio, un secondo disegno di Ba[1]rocci — ricomposto a partire da più frammenti, oggi tutti conservati a Firenze (Uffizi, inv. 1419 E, 11453 F, 11564 F) — risulta tracciato sul verso di uno schizzo architettonico di qualità modesta, eseguito a penna, nel quale si riconoscono il campanile di Giotto e la cupola di Santa Maria del Fiore. In un recente contributo, Baroni (2024b, p. 156, nota 104), sulla base del confronto con un ulteriore caso di reimpiego di carta baroccesca sempre agli Uffizi (inv. 11447F), ha ipotizzato che tale di[1]segno toscano possa essere opera del giovane pittore e architetto urbinate Giovanni Battista Clarici, legato a Barocci da rapporti di stretta amicizia e documentato a Firenze nell’estate del 1565 per completare la propria formazione. Lo stile dello schizzo qui in esame, così come la cronologia compatibile, non contraddicono un’eventuale attribuzione — seppur del tutto ipotetica — allo stesso Clarici.
Scheda a cura di Luca Baroni