SOTTO LE STELLE. IL CINEMA ALL’APERTO

Appuntamento nel Cortile minore del Palazzo Ducale per ammirare quattro capolavori cinematografici sotto le stelle

“Sotto le stelle. Il cinema all’aperto” l’iniziativa culturale nata nel 2016 a Urbania, dall’idea di Marianna e Giovanni Paci, torna anche quest’anno con quattro film trasmessi in lingua originale con i sottotitoli in italiano, per esaltare al massimo l’opera cinematografica.

La scelta dei titoli si è basata sul concetto di “diversità”: l’obiettivo è quello di presentare film differenti tra loro sul piano della nazionalità, del genere e dello stile della regia. 

Le proiezioni si svolgeranno tutti i martedì di luglio a partire dalle ore 21:30 nel Cortile minore del Palazzo Ducale di Urbania.
Quattro appuntamenti, con quattro grandi autori.

E’ previsto un contributo di 4 euro per la visione di ogni film.

Martedì 2 luglio – Tutto sua madre di Guillaume Gallienne

2013 FRANCIA (86’)

Adattamento cinematografico di uno spettacolo teatrale scritto e interpretato da Guillaume Gallienne che, nel 2013, realizza il film. Il titolo originale recita “Les garçons et Guillaume, à table!”, ovvero “I ragazzi e Guillaume, a tavola!”, una frase che sarà ripetuta più e più volte dalla madre di Guillaume e che ha il merito di racchiudere il significato del film. Guillaume è da tutti, compreso lo spettatore, considerato il “diverso”, il figlio omosessuale che non rispecchia i canoni della famiglia alto borghese a cui appartiene. Il tema di genere e quello dell’identità sociale sono affrontati attraverso una esilarante commedia fondata su un gioco di specchi fra la figura della madre, e quella del figlio Guillaume.

Martedì 9 luglio – Belfast di Kenneth Branagh

(97’) 2021 REGNO UNITO

Il film prende come titolo la capitale dell’Irlanda del Nord, Belfast, teatro di violenti confitti, di natura religiosa, iniziati nel corso degli anni ’60 del Novecento e trascinati fino al termine del secolo scorso. Queste violente vicende che hanno visto contrapporsi cattolici contro protestanti vengono raccontate allo spettatore attraverso gli occhi di un bambino, di nome Buddy.

Il film può essere letto come un delicatissimo amarcord da parte del regista che ha vissuto sulla propria pelle quel drammatico momento storico. La scelta, per nulla scontata, del bianco e nero e l’efficacia nel modo di descrivere la quotidianità vissuta dai civili inermi, rendono il film potente sia sul piano visivo e che su quello emotivo.

Martedì 16 luglio – C’Mon C’Mon di Mike Mills

2021 USA (108’)

Il titolo del film scritto e diretto da Mike Mills, “C’mon C’mon” è un vero e proprio motto, una filosofia per affrontare la vita: “Non so come sarà il futuro. Spesso però le cose accadono diversamente da come te l’eri immaginate. E allora devi fare il tifo: C’mon C’mon, C’mon C’mon…”.

Il film racconta la vicenda di Johnny, un produttore radiofonico interpretato da Joaquin Phoenix, che, in maniera quasi improvvisa, si ritrova a dove indossare le vesti di padre nei confronti di suo nipote di 9 anni che prima di quel momento non aveva mai incontrato.

“C’mon C’mon” può essere descritto come un poetico road movie attraverso le grandi metropoli americane che fanno da sfondo al lagame fra zio e nipote e, con una lettura più ampia, allo scontro tra due generazioni diverse. 

Martedì 30 Luglio – Lenny di Bob Fosse

1974 USA (111’)

Per buona parte del film osserviamo un uomo dalle guance paffute e dalle labbra rigonfie su cui è inciso un lieve sorriso che si accosta più alla malinconia che alla felicità. Egli sfila in una coltre nebbiosa del fumo stantio dei locali intossicati dall’alcol, dalle risate virulenti e da un bianco e nero inesorabile ma capace di esaltare le grandi doti artistiche di un attore -Dustin Hoffman – integerrimo nello sviscerare la storia di un uomo realmente esistito, il comico e cabarettista Lenny Bruce. Lenny racconta con volgarità e oscenità un’America perbenista dove il politicamente corretto sostiene ed esalta valori fasulli e puritani. Lenny è un’irascibile formica soldato che demolisce pezzetto per pezzetto le mura portanti del rifugio sicuro e inviolato, al cui interno la società americana smaltisce la sporcizia indigesta della propria anima.